Amazon e acquisti online: cosa cambierà nei resi


15 febbraio 2024 | Marco M. | News
reso amazon a pagamento

È vero, moltissime marche tra cui Amazon, H&M, Zara, Abercrombie & Fitch, e altri protagonisti del fast fashion hanno intrapreso la strada dei resi a pagamento.

Nonostante questo in Italia, seppur con qualche eccezione, per il momento sembra essere rimasto tutto come prima. Per adesso dunque, gli italiani non dovranno fare i conti con nuove politiche di reso Amazon, ma nel commercio elettronico mondiale qualcosa si è mosso.

Resi a pagamento: chi ha adottato nuove politiche di reso

Ad alzare il polverone dei resi a pagamento è stato il Regno Unito, come riportato dalla testata giornalistica del New York Post, l’81% dei rivenditori ha effettivamente modificato le policy di reso e deciso di addebitare un costo aggiuntivo ai clienti che decidono di effettuare la restituzione dei prodotti acquistati.

Nel Regno Unito, Zara come anche Asos, hanno deciso di addebitare al cliente il costo di circa 2 sterline, anche se il reso viene effettuato in un punto di ritiro; prima di allora, recarsi in un punto (come gli uffici postali) era l’unica alternativa per effettuare un reso e ricevere il rimborso senza costi aggiuntivi.

Resi a pagamento per Amazon

Negli Stati Uniti persino Amazon ha cambiato rotta sui resi, sebbene il colosso sembri non accusare un colpo in termini di gestione, amministrazione e logistica, questa volta ha deciso di prendere dei provvedimenti.

Infatti, i clienti Amazon statunitensi, se vorranno restituire un articolo nei punti di raccolta UPS dovranno pagare il prezzo di un dollaro a reso.

E in Italia? Perché questo polverone?

Dopo questi cambiamenti del 2024, la stampa italiana non ha potuto fare altro che darne notizia. Ma in realtà, parliamo di un cambiamento che riguarda principalmente i paesi esteri.

Certo, normalmente decisioni amministrative di questo tipo rischiano di estendersi e coinvolgere anche gli altri paesi dov'è presente il servizio, come l’Italia; ma forse, prima di preoccuparci, dovremmo concentrarci sulle cause di questi provvedimenti e sul motivo per cui stanno cambiando le cose.

Dato l’aumento esponenziale dei resi da parte dei clienti, gli spostamenti e la logistica sono diventati sempre meno economicamente sostenibili.

A darci una misura tangibile di quanto possa gravare una richiesta di resi tanto elevata, è Il Wall Street Journal. Il giornale americano riporta che gli e-commerce di grosse dimensioni subiscono una perdita di circa il 50% del loro margine solo per gestire i resi.

Senza considerare gli impatti ambientali, derivanti da centinaia di camion che ogni giorno percorrono le strade per la consegna dei resi. Infatti, nella maggior parte dei casi, è con la causa della sostenibilità ambientale che i big delle vendite online hanno dichiarato a tutti gli utenti che i resi seguiranno le nuove politiche a pagamento.

Sicuramente queste modifiche servono anche a tutelare i macro-store online da un contesto di abuso da parte degli utenti rispetto alla possibilità di poter usufruire del reso gratuito.

Infatti, in linea di massima, ipotizziamo che si tratti di una decisione presa in risposta ad un contesto frenetico con numeri di resi fuori controllo, come in America e nel Regno Unito.

Tuttavia, anche in Italia, qualcuno ha imposto dei limiti.

La situazione dei resi in Italia: chi ha già preso provvedimenti

Amazon, il colosso con a capo Jeff Bezos, al momento non sembra intenzionato ad apportare nessuna modifica sulle modalità di reso, né sembra avere in programma di farlo. A conferma di quanto detto sopra, anche i dipendenti della stessa Amazon hanno dichiarato di non aver sentito dire nulla al riguardo.

Se invece sei interessato anche alle politiche di spedizione per sapere come risparmiare, puoi visitare la nostra pagina che offre la possibilità di avere la spedizione gratuita per ordini Amazon.

Invece, qualcun altro ha ritenuto opportuno fare dei passi verso la strada dei resi a pagamento anche in Italia.

Ad esempio, Zara continua a garantire la gratuità del reso solamente presso i propri negozi fisici, mentre il ritiro a domicilio comporta un costo di 4,95 euro. H&M, d'altra parte, estende il reso gratuito a tutti i membri, mentre per i non iscritti è previsto un addebito di 2,99 euro.

Abercrombie, a partire dal 24 gennaio 2024, consente la restituzione o lo scambio dei prodotti esclusivamente presso le boutique o tramite un corriere designato.

Infine, Yoox conferma che a breve il reso sarà soggetto a pagamento.

Conclusioni sulla situazione dei resi a pagamento 

In conclusione, l'introduzione delle politiche di reso a pagamento da parte di questi grandi negozi va considerato un passo verso una gestione più economicamente sostenibile del commercio online.

Sebbene possa suscitare iniziali preoccupazioni, potrebbe anche incentivare una maggiore consapevolezza nell'acquisto e nella restituzione dei prodotti. È possibile che in futuro altri rivenditori seguano questo esempio, spingendo verso una cultura di consumo più responsabile.

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Questi strumenti non solo possono rendere gli acquisti online più convenienti, ma anche promuovere una mentalità di acquisto più consapevole e sostenibile. 


icona-marco-manetti Autore articolo: Marco Manetti

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